Pubblicità Primo semestre 2017
Leggero calo per gli investimenti pubblicitari in Italia per il primo semestre del 2017: -3% rispetto al primo semestre del 2016 con giugno particolarmente critico: -4,7% (-8,6% senza search e social).
Alberto Dal Sasso di Nielsen fa notare che “La flessione del mese di giugno, largamente prevista e annunciata per i noti motivi di stagionalità degli anni dispari, si è manifestata ed è esattamente speculare a quanto successo nel 2015, l’anno seguente ai mondiali di calcio. Non dimentichiamo che a giugno 2015 era da poco cominciato l’Expo e il mese di giugno si era chiuso con un 6% di decremento, che sarebbe stato probabilmente ancora più negativo se non ci fosse stata l’Esposizione Universale a trainare gli investimenti del periodo. Dovremmo cominciare a vedere una risalita già nei prossimi mesi, se non da luglio, sicuramente da settembre”.
L’aspetto che resta “straordinario” nel nostro paese è comunque la quota dell’advertising TV (62%) rispetto a quello su canale online (7%).
Secondo le previsioni di Zenith Media quest’anno gli investimenti per la pubblicità su Internet nel mondo supererà la pubblicità televisiva tradizionale. Le ultime stime sulla spese pubblicitarie di Zenith prevedono che le spese globali di pubblicità su Internet raggiungeranno i 205 miliardi di dollari nel 2017, rispetto ai 192 miliardi di dollari per la pubblicità televisiva. Zenith Media stima che la pubblicità su Internet attirerà il 36,9% degli investimenti pubblicitari nel 2017, passando dal 34,0% nel 2016. Tuttavia ha aggiunto che il tasso di crescita sta rallentando facendo prevedere per i prossimi anni una sostanziale parità tra online e TV.
Nell’immagine seguente storico e previsioni per il mercato USA
L’Italia rimane dunque in una situazione anomala dove gli investimenti pubblicitari in TV sono quasi un ordine di grandezza superiori a quelli online. I principali fattori che determinano questa situazione mi sembra che siano:
- Arretratezza nella diffusione della banda larga;
- Scarsa diffusione delle carte di credito. Secondo quanto emerso dalla CPP Italia (Card Protection Plan Limited), il nostro Paese si classificherebbe al 23° posto, con in media circa 1,61 tessere per abitante oltre ad una difforme diffusione lungo la penisola con valori al di sotto dell’1% troviamo regioni come la Basilicata (0,11%), il Friuli-Venezia Giulia (0,93%), l’Umbria (0,96%) e il Trentino-Alto Adige (0,99%). Le prime due posizioni sono occupate dal Lazio, con un valore di 17,4%, e dalla Lombardia, con una diffusione della carte di credito pari al 22,7%;
- Incapacità (o mancanza di volontà?) del nostro governo negli ultimi anni investire sulla banda larga rispetto che sul digital terrestre. Speriamo che Diego Piacentini, “prestato” da Amazon alla Agenda Digitale sappia dare un contributo significativo al nostro sviluppo.